Importata dalla Gran Bretagna verso gli inizi degli anni ’80 la pesca a feeder si presta a tutte le esigenze dei pescatori sia d’acqua dolce che salata. Come suggerisce il nome (feeder=pasturatore) essa prevede la presentazione dell’esca nelle immediate vicinanze della nostra zona di pasturazione.
Considerata un po come l’evoluzione della paf, la pesca a feeder ha molte “varianti” che differiscono per il tipo di pasturazione che si vuole effettuare e per i tipi di pesci che si vogliono insidiare, ma questo sarà argomento del prossimo articolo.
Come già detto in precedenza lo scopo della pesca a feeder è quello di creare un “fondo” di pastura e presentare la nostra esca in mezzo ad essa. La pastura con cui attirare i pesci potrà essere costituita da sfarinati, bigattini, mais, pellet di misura piccola, insomma tutto ciò che può creare una buona “chiazza” sul fondo, ben visibile e soprattutto odorosa! Proprio per questo in genere nel pasturatore si inseriscono sia sfarinati ma anche esche vive come bigattini che con il loro movimento hanno un maggiore potere “attirante”.
Passiamo ora ad analizzare l’attrezzatura indispensabile per pescare a feeder.
Per questa tecnica esistono delle canne specifiche che variano dai 3.50 mt ai 4.50 mt. Sono generalmente distribuiti con vettini intercambiabili in modo da poter scegliere il cimino in base al peso del pasturatore scelto e sono molto sensibili. Come mulinello l’unica accortezza da avere è quella di sceglierne uno con la bobina abbastanza larga in modo da facilitare la fuoriuscita del filo in fase di lancio.
Per la pesca in acque interne molti usano mettere in bobina un filo affondante denominato “sinking” (generalmente di colore scuro) in modo da contrastare l’azione disturbatrice del vento. In mare però non è molto consigliato il suo uso perché in presenza di corrente il filo potrebbe fare la cosiddetta “pancia” e rovinare la nostra ferrata per via del filo in bando. I diametri impiegati generalmente sono 0.20-0.22 per grammature di massimo 50 grammi.
Nel caso in cui avessimo l’esigenza di pescare con fili che non reggerebbero il lancio per via di grammature elevate basterà fare il cosiddetto shock leader ovvero aggiungere al filo in bobina uno spezzone di circa 10 mt di filo più spesso (generalmente 0.28/0.30) su cui poi andare a fare la nostra montatura. Lo shock leader (il cui uso proviene dal surf casting) consente di lanciare nel nostro caso pasturatori più pesanti senza incorrere in rotture. La sua lunghezza ridotta fa si che una volta uscito dagli anelli il filo più sottile che abbiamo in bobina farà molto meno attrito negli anelli e taglierà meglio l’aria.
La vera essenza del feeder come ben possiamo capire è la scelta del pasturatore che in genere si monta grazie a un anti-tangle e la scelta della pastura. In commercio esistono svariati tipi di pastura, quelle più usate sono in genere alla sarda o al formaggio. All’anti-tangle sarà poi collegata una brillatura con girella e terminale. Un piccolo accorgimento che può fare la differenza è quello di pressare un po meno la pastura che inseriremo nel pasturatore a inizio pescata e poi farla sempre più compatta in modo da rilasciare gli odori col tempo. Se la nostra pastura dovesse uscire troppo velocemente possiamo chiudere alcuni buchi del pasturatore con del nastro isolante e avremo risolto il problema! La pesca a feeder può essere in molti casi l’arma vincente anche per prede di grossa taglia per questo si consiglia di non ridurre troppo il diametro del terminale!
Samuele – Noi Siamo Pescatori
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