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Quante volte, soprattutto quando siamo alle prime armi, ci fermiamo all’interno del negozio di pesca, davanti ad un espositore ricco di fili e ci domandiamo quali siano le differenze che passano da un filo all’altro e cosa significhino parole come fluoro, nylon, treccia, PE, monofilo e altre.

Potrà sembrare strano, ma ogni filo ha delle sue particolarità che sono prettamente soggettive all’utilizzo che ne fa ogni pescatore. Infatti molte volte, soprattutto quando siamo agli albori della nostra esperienza di pesca, ci lanciamo a capofitto sul filo che “regge di più” ovvero su quello che riesce a tenere più chili. Partiamo dal presupposto che esistono due parametri generali da osservare in ogni filo che andiamo ad acquistare: il carico di rottura al nodo e il carico in tensione.

Solitamente sulle bobine viene sempre riportato il carico in chilogrammi, del punto in cui il filo viene stressato tramite il nodo. Quel parametro infatti viene molto spesso scambiato con il peso del pesce, ma in realtà il carico di rottura al nodo è molto inferiore al carico in tensione, che sarebbe invece la forza esercitata sul filo sia dal pesce, sia dalla canna, che viene regolata grazie alla frizione del mulinello.

Innanzi tutto cerchiamo di comprendere quali tipi di fili ci sono e a cosa servono.

Nylon

Il nylon è il materiale più utilizzato per la creazione di lenze e fili da pesca. Le sue microfibre vengono intrecciate per creare un capo unico che va da un diametro di 0.08 mm fino a 2 o 3 mm. Può essere anche monofilo, ovvero senza intreccio di capi più sottili, che ovviamente ha un carico di rottura molto più elevato. La misura che leggiamo sulle bobine infatti non è altro che la misura in millimetri del diametro del capo che andremo ad usare (possiamo misurare anche noi la grandezza del usando un calibro, meglio se digitale).

I fili di nylon sono quelli più utilizzati e vengono solitamente imbobinati nei mulinelli come lenza madre. Fare una stima dei pesci per ogni diametro sarebbe quasi impossibile, però possiamo orientarci prendendo in riferimento il fatto che per le trote si prediligono nylon di diametro tra lo 0.14 e lo 0.22, mentre per i black bass tra lo 0.20 e lo 0.30. Quindi più il pesce è aggressivo e grande, più il filo dovrà essere robusto.

Trecciato

Il trecciato (o treccia) invece è un insieme di capi (solitamente 4, 8 o 16) di polietilene, un materiale molto resistente. La treccia viene preferita al nylon quando le condizioni di pesca sono più rigide (ad esempio per i predatori come i lucci o per lanciare piombi molto pesanti) e quando si ricerca la massima sensibilità (per sondare precisamente il fondo oppure per sentire bene le mangiate).

Tuttavia, anche se la sua resistenza è invidiabile, la treccia è molto meno elastica del nylon e quindi durante il combattimento o durante l’azione di pesca potrebbe risultare ostica da manovrare. Quando su una bobina di trecciato troviamo la dicitura “PE” invece sappiamo che la superficie della treccia è ricoperta da un sottile strato di silicone che aumenta la durata e la resistenza all’abrasione del filo.

Fluoro

I fili invece che appartengono alla famiglia dei fluoro (fluorocarbon, fluorocoated, fluorocoating, fluorine ecc.), sono tutti realizzati con una componente di carbonio che, in diverse formule, rende il filo in fluoro invisibile dentro l’acqua. Ovviamente è molto utilizzano nella costruzione di terminali per ogni tipo di pesca, anche come spezzone su una lenza madre di trecciato.

Per riconoscere un buon fluorocarbon è bene prendere un capo e dargli fuoco con un accendino e spegnerlo subito. Più il capo bruciato è annerito, più c’è componente carboniosa e quindi il filo è migliore. Rispetto al nylon ed al trecciato, i fili in fluoro sono molto morbidi, elastici e resistenti, ma sono proprio per questo soggetti a fare pieghe e nodini molto frequentemente.

Cavetti

I cavetti sono degli spezzoni solitamente realizzati in titanio o in acciaio, ideati per la pesca ai predatori che con i denti affilati, potrebbero spezzare i fili normali. Si pensi per esempio allo spinning al luccio o al serra, due pesci con dei denti molto accuminati. Molte volte capita che trancino il filo nel momento di una mangiata molto ampia.

Qui entra in gioco il cavetto, lungo tra i 25 ed i 50 cm, che si aggancia alla lenza madre che sia treccia o che sia nylon. Può essere anche sostituito con un fluoro molto grande: ad esempio su una treccia da 20 libbre (10 kg ca.) che utilizziamo per i lucci, potremmo abbinare tramite nodo Albright, uno spezzone di nylon di diametro compreso tra lo 0.60 e 1 mm.

In conclusione, ogni pesca ha i suoi fili, ma soprattutto ogni pescatore deve trovare l’elasticità e la resistenza di cui ha bisogno durante l’azione di pesca.

Giuseppe – Noi Siamo Pescatori

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