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Molte volte si va a pesca solo con il gusto del divertimento, tuttavia come qualsiasi altra attività condivisa essa ha delle regole precise che permettono a tutti di praticarla in sicurezza e serenità. Le regole della pesca variano in base al luogo in cui ci si recherà, infatti le regolamentazioni in mare e quella in acque interne sono molto diverse fra loro.

MARE

Come primo punto andiamo ad analizzare le norme che governano la pesca sportiva in mare.
Prima ancora di andare a pesca una cosa fondamentale da fare è la registrazione gratuita presso il sito del MPAAF (cliccando qui), che ci consegnerà via mail un tesserino da esibire alle autorità in caso di controllo. Questo tesserino ha scadenza triennale, va rinnovato sullo stesso sito e attesta che siamo dei pescatori.

Passiamo ora ad analizzare le regole vere e proprie della pesca. Così come ribadito da tutte le autorità competenti, la pesca sportiva è vietata nei porti fatta eccezione per alcune specifiche aree attrezzate. Al contrario essa è consentita da moli e scogliere (sia naturali che artificiali) tutto il giorno purché a una distanza non inferiore a 30 mt dai bagnanti.


Una volta trovato lo spot che ci permetta di pescare in piena regola ci sono dei doveri a cui dobbiamo adempiere per tutta la durata della sessione. Ad esempio il rispetto della taglia minima dei pesci da trattenere (tabella qui affianco) e il divieto di superare i 5 kg di pescato a testa. Per il pescatore sportivo è vietata inoltre la vendita delle catture.

Ogni tipologia di pesca ha tuttavia delle ulteriori limitazioni che invitiamo approfondire come ad esempio il divieto di usare più di 6 ami a bolentino o il periodo consentito per la pesca del tonno rosso e del pesce spada.


ACQUE INTERNE

Al contrario della pesca in mare, quella in acque interne è soggetta al pagamento di una tassa che varia in base alla regione interessata. Per pescare in fiumi e laghi esistono 2 tipi di licenze:

• Tipo A: che riguarda la pesca professionale.
• Tipo B: che riguarda la pesca dilettantistica. Essa ha durata annuale.

Per conseguire la licenza di tipo B (legge nazionale n°1604 del 1931), come detto in precedenza, occorre versare una tassa alla propria regione di residenza che consentirà di pescare in tutte le acque demaniali d’Italia. Sono esenti da tale versamento i pescatori con più di 65 anni o con meno di 14 anni o portatori di handicap. Esiste anche un terzo tipo di licenza (tipo C) che però è analoga in tutte le sue forme al tipo B solo che viene rilasciata agli stranieri.

In fondo troverai una tabella di tutte le regioni con i numeri degli uffici caccia e pesca associati a quelli regionali.


Per la quasi totalità delle acque interne vale la sola regola enunciata precedentemente, tuttavia possono esserci delle eccezioni come tratti di fiume concesse ad alcune associazioni di pesca (es. FIPSAS) che magari richiedono il pagamento di un’ulteriore tassa o dei laghetti privati dove vigono delle regole particolari (es. laghi no kill ecc.).

Cosi come già detto per il mare si consiglia di informarsi prima di iniziare qualsiasi battuta di pesca per evitare spiacevoli inconvenienti. Sapranno rispondere a tutti i quesiti in merito gli uffici caccia e pesca di ogni regione. A fine articolo viene allegata una tabella con tutti i numeri utili per ogni regione.

Ci sono inoltre delle zone da rispettare, denominate da lettere. Ad esempio, le acque di tipo A sono a prevalenza di salmonidi. Dunque non è possibile utilizzare il bigattino e non si possono usare le tecniche a strappo. Le acque di tipo B invece sono a prevalenza di ciprinidi e sono consentite solo alcune esche artificiali.

Ovviamente oltre alle regole imposte dalla legge ce ne sono molte altre (leggi dettate dal buonsenso). Prima fra tutte è quella di lasciare pulito lo spot da eventuali scatole di esca, buste di plastica, confezioni degli starlight ecc. Poi abbiamo senza dubbio il rispetto verso i pesci e soprattutto nei confronti egli altri pescatori. E ricordate, non si dice mai “Buona pes….”

Samuele – Noi Siamo Pescatori

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