Dopo aver parlato nel precedente articolo dell’attrezzatura necessaria per praticare la bolognese passiamo ora a riconoscere un buono spot e come approcciarlo.
La bolognese a differenza di altre tecniche in cui si cercano particolari condizioni per la presenza di predatori (come ad esempio spinning, eging ecc.) non necessita di spot con particolari caratteristiche. Si passa dai tranquilli moli alle impervie scogliere. In genere uno spot “ideale” per la bolognese richiede una profondità massima di 5/6 mt (consideriamo che la lunghezza della canna dovrà essere maggiore della profondità altrimenti saremo costretti a usare un galleggiante scorrevole).
Altro requisito da tenere in mente è la presenza di scogli affioranti nella nostra zona di pesca o altri tipi di ostacoli come rami, relitti ecc. (o anche la chiglia delle barche) costituiranno un grande pericolo di rottura nel caso in cui, allamando un bel pesce, questo ci si vada a strofinare contro per tagliare la nostra lenza.
Un particolare che spesso può fare la differenza è individuare quei “canaloni” in cui la corrente ci può aiutare molto a far sentire l’odore della nostra pastura/esca a parecchia distanza.
Dopo aver trovato il nostro spot si passa alla parte “pratica” ovvero la costruzione della nostra lenza. Numerosissimi sono i fattori che possono far variare l’assetto di pesca. I principali sono: profondità, pesce che vorremo insidiare, corrente e vento.
Innanzitutto è doveroso dire che la montatura, chiamata anche spallinata, va fatta con pallini spaccati e/o torpille applicati sulla lenza madre dopo aver scelto e montato il galleggiante. Quest’ultimo sarà ovviamente proporzionato alla profondità e alle condizioni che andremo a trovare. Ad esempio per mare calmo e profondità non troppo impegnative generalmente si opta per galleggianti da 1/2 grammi, al contrario in casi di profondità elevate, vento ecc. aumenteremo la portata del nostro galleggiante in modo da “appesantire” la nostra lenza e rimanere in pesca.
L’assetto di pesca più usato è quello in cui l’amo sta a pochi centimetri dal fondo (che si verifica con la sonda), tuttavia potremo provare vari assetti come quello di “sdraiare” il terminale sul fondo in spot che ce lo permettono per ingannare anche i pesci più furbi, oppure pescare nel primo strato d’acqua per pesci di “superficie”.
Nel caso in cui fossimo in presenza di un fondale abbastanza importante o di corrente abbastanza sostenuta si tende a fare una spallinata raccolta (figura 1) che ci consentirà di entrare in pesca. Al contrario invece, quindi in condizioni di acqua ferma e fondale moderato, una montatura più leggera o “morbida” ci consentirà di vedere qualche mangiata in più. (figura 2). Ovviamente esistono anche casi “di mezzo” cioè con leggera corrente o mare increspato. A quel punto faremo una montatura un po piu appesantita rispetto alla precedente (figura 3). Lo stesso vale per i terminali. Un filo più sottile darà morbidezza e invisibilità con un carico di rottura notevolmente basso, al contrario un filo più spesso può darci maggiore sicurezza ma un numero di mangiate minore.
Ovviamente non esistono delle montature standard per questa pesca. Il concetto su cui si basa questa pesca è quello di presentare l’esca e soprattutto stare in pesca nel miglior modo possibile. Le condizioni ambientali possono far cambiare la montatura in mille modi diversi, ma l’importante è sempre ragionare sulle condizioni e, nel caso in cui ci rendessimo conto di non star pescando bene, cambiare rapidamente l’assetto spostando i pallini o sostituendo il terminale. D’altronde l’universalità della bolognese sta proprio in questo.
Samuele – Noi Siamo Pescatori
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