Dopo aver individuato un potenziale spot, passiamo ad analizzare l’attrezzatura fondamentale e tutti gli accessori che faciliteranno la pescata. In questa seconda parte sarà dedicata a tutto l’occorrente necessario, eccetto gli egi che saranno protagonisti del prossimo articolo. Intanto, se non l’hai ancora fatto vai a leggere il primo articolo sulla ricerca dello spot cliccando qui.
Partiamo dall’attrezzo senza dubbio più importante: la canna. Le canne specifiche da eging variano tra una lunghezza di 8’ (8 piedi, circa 2.40 mt) a 8.6’ (circa 2.56 mt) e hanno un range di “azione” compreso tra i 10 e i 25 grammi. Esse hanno delle vette sensibili per facilitare l’accorgimento di toccate e mangiate delle prede. Il fusto è “gommoso”, adatto ad accompagnare le poderose sifonate dei nostri cefalopodi e ci consentirà di far stancare in un minor tempo i calamari di taglia importante.
Soltanto riguardo la scelta della canna ci sarebbero da scrivere fiumi di parole ma i fattori più importanti da tenere in considerazione sono: la distanza di lancio, la “morbidezza” e la dimensione dell’egi. Queste tre condizioni ci indirizzeranno verso l’attrezzo più adatto a noi (ad esempio se abbiamo necessità di raggiungere buone distanze sicuramente sceglieremo una canna più lunga).
Da abbinare alla canna, è necessario un buon mulinello con un ottimo imbobinamento per via dei trecciati sottilissimi che andremo ad usare. Solitamente si prediligono mulinelli di taglia 2500-3000, con un ottimo rapporto leggerezza/maneggevolezza. La frizione micrometrica è di fondamentale importanza, poiché le testate dei cefalopodi dovranno essere “ammortizzate”. Saranno infatti frequenti, soprattutto quando ancora non si ha molta esperienza, le cosiddette rotture dei tentacoli che rimarranno attaccate ai cestelli del nostro egi, mentre la nostra preda fuggirà verso gli abissi. Questo errore si può facilmente evitare tarando perfettamente la frizione che slitterà quando il cefalopode tenterà di fuggire.
Altro importante componente della nostra attrezzatura sarà il trecciato, ma la domanda può sorgere spontanea: perché non usare il nylon? In primo luogo perché il trecciato essendo più sottile ci permetterà di raggiungere distanze maggiori (che nell’eging sono molto importanti).
Poi senza dubbio perché esso è totalmente privo di elasticità a differenza di qualsiasi monofilo e ciò ci consentirà di avere una maggiore sensibilità. Generalmente per l’eging si usano trecciati che vanno dallo 0.08 fino allo 0.14. Questo perché consentono di “tagliare” molto bene il vento e arrivare a lunghe distanze.
Il trecciato non dovrà essere collegato direttamente al nostro egi ma si dovrà legare uno spezzone di all’incirca 50-60 cm di fluorocarbon.
Esso sarà molto più resistente all’abrasione sugli scogli e darà un minimo di elasticità al sistema pescante che consentirà non solo di ammortizzare le sifonate delle nostre prede ma anche di dare una maggiore naturalezza alla nostra totanara. I diametri più usati per il terminale sono generalmente 0.22 e 0.24. Come nodo di giunzione tra trecciato e fluorocarbon i più usati sono senza dubbio il tony pena e l’albright. Al capo del nostro terminale, per velocizzare il cambio degli egi, si dovrà legare uno snap o un moschettone senza girella.
Samuele – Noi Siamo Pescatori
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