La nascita del Carpfishing risale all’anno 1978, in Inghilterra, grazie ai padri fondatori Kevin Maddocks e Lennie Middleton. Arrivò in Italia qualche anno dopo e si estese in tutta Europa. Vorrei partire dall’etimologia dell’espressione “pesca alla carpa”. Questa tecnica come un po’ tutte le tipologie di pesca moderne si presenta con un carattere particolarmente
selettivo, cioè quello di puntare alla carpa, un pesce d’acqua dolce della famiglia dei Cyprinidae. Se volessi parlare del Carpfishing in modo molto dettagliato, probabilmente vi annoierei; non per gli argomenti, bensì per la vastità di dettagli da curare.
Le Basi del Carpfishing
Dunque parleremo delle basi: come si insidia una carpa? E già qui ci si apre un mondo: la boiles. Ci sono tantissime tipologie di queste palline: grandi, piccole, affondanti, pop-up, bilanciate, di tutti i gusti e colori. Ognuna di loro è stata studiata sia chimicamente che fisicamente. Ogni innesco è pensato per un determinato spot e per una determinata situazione. Il Carpfishing si differenziava anni or sono dall’uso di questa nuova tecnica di inganno. Si potrebbe parlare del self-Made e sulle qualità che deve avere una buona boiles, ma come anticipato prima ci sarebbe troppo e magari ci saranno altre occasioni per smembrare adeguatamente l’argomento.
Gli inneschi
Inneschiamo la boiles sul terminale, o come più tecnicamente al “RIG”. Ogni tipologia di boiles e spot necessita di un rig diverso.
L’Hair Rig è il terminale più classico, ottimizzato negli anni per favorire le prestazioni di naturalezza e mobilità nei fondali. Tipicamente usato con boiles affondanti. Poi si potrebbe fare l’elenco di rig che le case madri ed i pescatori hanno creato, però ahimè bisognerà limitarsi ad elencarne solo altri due, a mio parere i più famosi. Il Chod Rig, montatura per esce pop-up, nonostante venga sottoposto a lanci sostanziosi ha grande potere anti-groviglio.
Ultimo ma non meno importante è il Blow out Rig, fantastica montatura per quasi ogni tipo di lago dove c’è una consistente presenza di detriti come sassi e cozze.
L’Esperienza
Per un carpista, per quanto neofita possa essere, appassionarsi alle varie tecniche appartenenti al mondo dei rig, sarà un grande aiuto per affrontare al meglio le sessioni di pesca, poiché imparerà quanto sia importante l’uso di un amo piuttosto che un altro, così per la treccia, il fluoro e tutta la componentistica.
Per ogni terminale esiste uno spot, dunque è di fondamentale importanza saperlo studiare nei minimi dettagli con il marker e saper osservare e capire i movimenti dell’acqua, la temperatura e l’eventuale presenza di ostacoli sommersi e non.
Non vi nasconderò che di attrezzatura per approcciarsi a questa tecnica ne serve davvero tanta, ma ogni singolo oggetto ha la sua funzione e il suo significato, dalla semplice girella alle caratteristiche delle canne e dalla prestazione di concepimento. Le boiles, la pastura adatta, i mix, i liquidi, i modi di pasturazione come lo spomb, il cobra fino alle semplici, si fa per dire, bombette.
Conclusioni
Sono certa che ogni tipologia di pesca sia un mondo immenso da imparare sicuramente affascinante, ma c’è una cosa che lega tutti noi pescatori, l’adrenalina, quella da cui siamo sopraffatti quando siamo legati da un semplice monofilo che collega noi e tutto quel mondo meraviglioso che esiste sotto ogni specchio di acqua, salata o dolce che sia, di torrente, di fiume, di lago o di mare. In ogni caso noi siamo davvero pescatori solo se sappiamo inchinarci alla meraviglia della natura subacquea e se sappiamo portarle il rispetto che merita perché è unica e insostituibile.
Roberta Guerra – Noi Siamo Pescatori
No responses yet